Gatto che vive esclusivamente in casa o gatto esploratore del mondo esterno?
Gatto che vive esclusivamente in appartamento o gatto che esce anche all’esterno?!
Domanda amletica e spesso penosa per un proprietario.
In Inghilterra la maggior parte dei gatti che vive in casa ha anche accesso all’esterno, ed è generalmente considerata cosa naturale per tale specie. Negli Stati Uniti invece, tra il 50% ed il 60% dei gatti sono tenuti dentro casa, comportamento incoraggiato fortemente dall’American Veterinary Medical Association.
Con le conoscenze che abbiamo finora dalla letteratura non è possibile definire quale delle due condizioni sia in assoluto la migliore, come professionista credo che ogni situazione debba essere considerata singolarmente, tenendo conto di tutti gli aspetti, tra cui il gatto, la il suo temperamento e personalità, il proprietario, la loro relazione e l’ambiente in cui vivono.
Vediamo insieme i vantaggi e svantaggi dell’una e dell’altra condizione.
Il gatto che vive esclusivamente in casa gode in genere di maggior salute rispetto a un gatto girovago: si stima, infatti, che la vita media di un gatto confinato in casa si estenda intorno ai 14 anni, e si riduca di quattro anni nei gatti che sono liberi di uscire, essendo questi ultimi esposti ad una serie di rischi legati all’ambiente esterno. Senza considerare che alcuni gatti anziani disabili o con delle patologie particolari potrebbero beneficiare dall’essere confinati in un ambiente sicuro e controllato.
Tutto ciò, però, a quale prezzo? Sono, infatti, molteplici le richieste di aiuto da parte dei proprietari per quei problemi comportamentali felini derivanti dall’impossibilità di esprimere comportamenti normali, specie-specifici, quali farsi le unghie, marcare con urina, arrampicarsi e saltare, predare, esplorare, accoppiarsi, vocalizzare, dedicarsi all’attività notturna…tutti comportamenti considerati normali se effettuati all’esterno della casa ma problematici se eseguiti dentro casa.
Senza sottovalutare anche gli incidenti che avvengono comunque in casa, come le cadute dai balconi o finestre, le ustioni e le scottature in cucina e le intossicazioni provocate dai prodotti usati per la pulizia, che rappresentano la seconda causa più comune di interventi veterinari d’urgenza tra i cuccioli e i gattini.
Secondo Buffington (2002; 2006), alcune condizioni patologiche quali la FLUDT (Feline Lower Urinary Tract Disease), l’urolitiasi, le malattie dentali quali le lesioni da riassorbimento osteoclastico, l’obesità, il diabete, l’ipertiroidismo, nonché numerose patologie comportamentali, sono spesso concomitanti al confinamento obbligato del gatto in casa.
E’ verosimile che una vita in appartamento sia monotona e prevedibile e che possa più facilmente condurre a stress, noia, depressione e predisposizione all’obesità, oltre ad essere maggiormente correlata ad aggressività verso le persone, distruttività, alopecia psicogena e altri comportamenti compulsivi.
E il gatto che esce di casa?
Be, gode inevitabilmente di un territorio più grande da esplorare ed è esposto a una grande varietà di stimoli interessanti e di attività a cui dedicarsi. Arrampicarsi, crogiolarsi al sole, cacciare piccole prede, osservare il mondo, annusare odori e feromoni, marcare il perimetro del proprio territorio, schiacciare dei riposini all’ombra di una siepe o di un vaso, scavare, mangiucchiare dell’erba, solo per fare qualche esempio… Secondo Levine (2008), i gatti che hanno accesso al mondo esterno fin da piccoli hanno uno sviluppo neuropsicobiologico considerevolmente diverso da quello dei gatti confinati in casa, che si traduce in una riduzione della paura verso ciò che è sconosciuto e verso rumori, e in una maggior capacità di adattarsi alle diverse situazioni e di superarle.
Ma a questi benefici si accompagnano altrettanti rischi! I gatti che sono liberi di uscire sono con maggior probabilità esposti a malattie infettive come Fiv, Felv, panleucopenia e a parassitosi, coinvolti in incontri non amichevoli e agonistici con altri gatti o altri animali, più facilmente feriti od uccisi da auto e motoveicoli, potrebbero perdersi, cadere da un albero, essere avvelenati o rubati, per non parlare della fauna selvatica locale che potrebbe risentire negativamente dell’attività predatoria di tali felini.
Quello che è certo, è che non esistono condizioni di vita completamente prive di pericoli o di rischi per i nostri adorati felini, sia che essi vivano esclusivamente in casa sia che possano uscire fuori. Non è comunque una strada senza uscita, non disperate! Moltissimo possiamo fare in entrambe le situazioni!
Nella prima basta spendere un po’ di energie per offrire una vita divertente e intrigante, nella seconda ci si può adoperare per ridurre i rischi di una vita all’aria aperta.
E voi, cosa ne pensate?
Disegno di Paolo Contaldo
Buffington T.C.A. (2002). External and internal influences on disease risk in cats. JAVMA, Vol. 220, 7: 994-1002.
Buffington T.C.A., Westropp J.L., Chew D.J., Bolus R.R. (2006). Clinical evaluation of multimodal environmental modification (MEMO) in the management of cats with idiopathic cystitis. Journal of Feline Medicine and Surgey, 8: 261-168.
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