Disfunzione cognitiva nel gatto anziano o Cognitive Dysfunction Syndrome (CDS)
Generalmente si ritiene che, come nell’uomo, anche nel gatto le capacità cognitive tendano a declinare con l’età. Esistono e sono stati dimostrati dei parallelismi tra i disordini neurodegenerativi in umana (in particolare la malattia di Alzheimer) e la disfunzione cognitiva (Cognitive Dysfunction Syndrome o CDS) nel cane e nel gatto anziani.
Ad esempio, negli encefali di felini anziani che mostrano segni clinici compatibili con un declino cognitivo (es. sbandamenti nella deambulazione, eccessiva vocalizzazione, disorientamento e mancanza di interazione sociale) è stata identificata una deposizione diffusa di placche β-amiloidi, similmente all’Alzheimer nell’uomo.
Quali sono i reperti anatomo-patologici osservati in casi di CDS nel gatto anziano?
Nel gatto anziano si può osservare atrofia e riduzione della massa cerebrale complessiva, assottigliamento della corteccia cerebrale e dilatazione dei ventricoli cerebrali, processi neurodegenerativi a carico delle cellule nervose, invecchiamento delle membrane citoplasmatiche, microemorragie o infarti dei vasi sanguigni periventricolari, accumulo di infiltrati perivascolari e di placche senili di sostanza amiloide a livello extracellulare (che non consentono il passaggio dell’impulso nervoso tra cellula e cellula), aumento della produzione di radicali liberi e danni ossidativi.
Negli animali anziani c’è dunque una riduzione della fluidità delle membrane cellulari con conseguente alterazione dei meccanismi di trasporto e di estrinsecazione dei recettori cellulari.
Esistono molteplici variazioni neurochimiche associate all’invecchiamento, compresa una caduta dei livelli di serotonina, un aumento della monoaminossidasi B che porta un declino della dopamina, un calo dell’attività colinergica, una riduzione di quella catecolaminica ed un possibile incremento adrenergico, che conduce ad un’ulteriore riduzione della perfusione cerebrale.
Nell’insieme, tutte queste alterazioni contribuiscono a determinare deficit della memoria così come alterazioni della funzione motoria, del sonno REM e mutamenti della personalità.
Come si diagnostica la disfunzione cognitiva o CDS nel gatto anziano?
La diagnosi di disfunzione cognitiva o CDS nel gatto anziano si basa sul riconoscimento di determinati segni e sull’esclusione di altre condizioni mediche o di effetti collaterali determinati da alcuni trattamenti farmacologici.
I segni che compaiono in corso di CDS includono:
- disorientamento e confusione, problemi nell’attuazione di comportamenti precedentemente appresi;
- alterazione dell’interazione sociale con i proprietari (diminuita o esageratamente aumentata), con altri animali di casa e con l’ambiente;
- variazione del ciclo sonno-veglia;
- aumento delle vocalizzazioni “a vuoto”, soprattutto notturne;
- perdita delle normali abitudini eliminatorie (eliminazione di urine e/o feci fuori dalla lettiera);
- comparsa di uno stato ansioso;
- alterazione dei livelli di attività, ridotta reazione agli stimoli.
Possono comparire segni di paura, fobia, irritabilità, nervosismo e di ansia, similmente allo stato di agitazione che caratterizza persone anziane con il morbo di Alzheimer.
Deficit di memoria e di apprendimento sono comuni, anche se possono essere difficili da individuare, a meno che il proprio animale da compagnia non sia stato allenato o addestrato all’esecuzione di compiti molto specifici.
Siamo sicuri che sia disfunzione cognitiva?!
Diagnosticare una disfunzione cognitiva nel gatto anziano non è molto semplice perché nel paziente geriatrico si hanno maggiori probabilità di riscontrare molteplici problemi medici.
Nel gatto anziano è comune un decadimento sensoriale (ipoacusia o sordità, ipovisione o cecità, diminuzione dell’olfatto), inoltre sono frequenti alcune condizioni mediche come squilibri metabolici e/o ormonali (ipertiroidismo, diabete mellito), insufficienza renale cronica, malattie epatiche, ipertensione, tumori e/o metastasi, affezioni dentali e/o del cavo orale, disturbi dell’apparato muscoloscheletrico che si accompagnano molto spesso a dolore.
Potenziali effetti collaterali di alcuni trattamenti farmacologici nell’animale anziano dovrebbero essere presi in considerazione perché possono avere un impatto considerevole sia sul comportamento che su alcuni sistemi ed apparati. Ad esempio, gli antiinfiammatori steroidei (il cortisone), provocano un aumento dell’appetito, del comportamento di abbeverata, possono dare tachipnea e condizionare lo stato emotivo dell’animale, provocando generale nervosismo, agitazione, irrequietezza e aggressività.
Il trattamento della disfunzione cognitiva deve avere come scopo quello di rallentare l’inesorabile avanzamento del danno neuronale e della morte cellulare e di migliorare i segni clinici. Farmaci, diete alimentari specifiche e integratori alimentari possono essere somministrati per migliorare la neurotrasmissione e ridurre il danno ossidativo e l’infiammazione.
Non esitate a chiedere consiglio al vostro veterinario di fiducia!
References
Cognitive Dysfunction Syndrome. A Disease of Canine and Feline Brain Aging (2012). Landsberg Gary M., Nichol Jeff, Araujo Joseph A. Vet Clin Small Anim 42, 749 –768.
Aging in the Canine and Feline Brain (2014). Vite Charles H., Head Elizabeth. Vet Clin Small Anim 44, 1113–1129.
Image taken from www.petful.com
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