Gatto e gravidanza: un connubio assolutamente possibile e felice
Che cosa è importante sapere sulla Toxoplasmosi e come ci si deve comportare per vivere questo bellissimo momento in armonia col proprio gatto.
Siete in dolce attesa e avete uno o più gatti? Avete sentito parlare della Toxoplasmosi e il nome vi inorridisce e non sapete bene di cosa si tratta?! State tranquille future mamme. Non dovete dare via il vostro amato gatto o trattarlo come fosse il peggiore degli untori.
Il Toxoplasma gondii è un microscopico parassita cosmopolita responsabile di una zoonosi conosciuta come Toxoplasmosi e nei confronti della quale, le donne in stato interessante, verificano mensilmente, tramite degli esami ematici, la presenza di IgM (anticorpi che segnalano la malattia in corso), e di IgG (anticorpi che rivelano se l’individuo ha contratto la malattia in precedenza).
Vediamo insieme cos’è la Toxoplasmosi, come si può contrarre e quali sono le precauzioni per evitare il contagio.
Prima però, qualche interessante dato epidemiologico.
Sembra che circa il 25%-30% della popolazione mondiale abbia contratto l’infezione con Toxoplasma gondii e la prevalenza di questa parassitosi varia a seconda delle diverse aree del mondo. Basse sieroprevalenze (ovvero presenza di anticorpi nel sangue contro questo parassita) sono state evidenziate in Nord America, Sud-Est Asiatico e Nord Europa. Moderata sieroprevalenza invece è stata osservata nella popolazione dell’Europa centrale e meridionale e un’alta sieroprevalenza invece nell’America Latina e nelle aree tropicali. La diffusione del parassita, come potete immaginare, dipende moltissimo dalle condizioni climatiche (un clima caldo e umido favorisce la diffusione del parassita), da fattori antropologici e culturali, dalle abitudini alimentari (mangiare carne cruda o poco cotta, frutta e verdura non lavata, bere acqua contaminata), e dalle scarse condizioni generali igienico-sanitarie.
Ciclo biologico del parassita
I felini, tra cui il gatto domestico, risultano gli ospiti definitivi di questo protozoo. Ciò significa che, all’interno del loro corpo, il parassita raggiunge lo stadio adulto e si riproduce sessualmente.
Come fa il gatto a infettarsi con il Toxoplasma gondii? E’ sufficiente ad esempio che cacci un piccolo roditore che contiene il parassita incistato nei propri tessuti. A questo punto, una volta ingerita la preda, i parassiti (detti bradizoiti) si liberano nell’intestino del gatto, si sviluppano e moltiplicano più volte nell’epitelio intestinale fino a diventare gameti, riprodursi sessualmente e formare degli zigoti (le oocisti) che vengono eliminati nell’ambiente attraverso le feci (ciclo intestinale). In seguito, in condizioni ottimali di temperatura e umidità, le oocisti sporulano nel giro di 24 ore o di 4-5 giorni diventando potenzialmente infettanti per tutti gli ospiti intermedi, uomo compreso. Tali oocisti sono escrete tramite le feci del gatto per 1-2 settimane consecutive. Purtroppo le oocisti sporulate sono molto resistenti, anche in climi piuttosto rigidi (in condizioni di laboratorio ad esempio possono sopravvive fino a 54 mesi a 4°C), e la loro parete è talmente impermeabile che riescono a resistere ai più comuni disinfettanti. Ma, fortunatamente per noi, le oocisti sono uccise in 1-2 minuti a una temperatura di 55°- 60° C (condizione ottenibile con la cottura di carne e verdura).
Nel gatto esiste in realtà anche la possibilità che il Toxoplasma invada sedi extraintestinali dando luogo allo sviluppo di cisti di bradizoiti e tachizoiti in vari tessuti (ciclo extraintestinale).
Ma chi sono gli ospiti intermedi? Sono tutti i mammiferi (uomo, animali da allevamento compresi), e i volatili, in cui il parassita sviluppa le forme larvali (tachizoiti e i bradizoiti) ed espleta esclusivamente un ciclo extraintestinale. In questi ospiti, i tachizoiti e i bradizoiti si localizzano ed incistano in vari tessuti quali i muscoli, il cervello, il fegato e i polmoni.
Cosa succede nell’uomo quando contrae questa parassitosi? Il più delle volte non se ne accorge nemmeno (sintomi simil-influenzali, a meno che l’individuo non sia immunocompromesso), il rischio più elevato è rappresentato invece dalla donna in gravidanza. Infatti, i tachizoiti possono migrare attraverso la placenta e infettare il feto a livello di vari tessuti e in particolare il sistema nervoso centrale (SNC) e l’occhio.
Come può infettarsi con la Toxoplasmosi l’uomo e quindi la donna incinta?!
L’infezione può verificarsi in diversi modi:
– Per ingestione di cisti di tachizoiti o bradizoiti presenti in carni crude o poco cotte di altri ospiti intermedi contagiati (es. carne di bovino, maiale, pecora o volatili, crude o poco cotte). Questa è la forma di contagio maggiore nei paesi occidentali. Si stima che, in uno studio multicentrico realizzato in Europa, il consumo di carne è responsabile da un 30% a un 63% dei casi d’infezione.
Le cisti restano infettive anche quando la carne cruda viene refrigerata a temperature comprese tra gli 1° e i 6° C fino a 3 settimane. Anche il congelamento della carne non la mette al riparo da possibili rischi: le cisti dei parassiti possono restare vitali per più di 11 giorni a -7°C. Inoltre, attenzione alla cottura della carne a microonde perché non garantisce l’uccisione dei parassiti. La buona notizia è che il calore le annienta rapidamente: a 67°C le cisti sono uccise immediatamente, a 60° C sopravvivono fino a 4 minuti e a 50°C fino a 10 minuti.
– Per ingestione delle oocisti sporulate eliminate dal gatto tramite le feci o che contaminano terreni (es. contagio attraverso ingestione di verdura o frutta raccolta dal terreno e non lavata o lavata male). Questa via di contagio rappresenta, secondo uno studio, dal 6% al 7% dei casi. E’ molto frequente nei bambini che giocano con la terra o con la sabbia (in Brasile le oocisti sporulate sono state isolate nel 32% dei terreni di gioco di asili e di scuole). Per quanto riguarda il contagio tramite assunzione di acqua contaminata da oocisti sporulate, al momento non si hanno molti dati scientifici a disposizione ma sembra che sia comunque meno frequente. Inoltre è stata riportata specialmente nei paesi in cui le condizioni igieniche sono più scarse e dove l’assunzione di acqua avviene prevalentemente da sorgenti naturali. Qualche dato in più per i più curiosi: le oocisti sporulate possono resistere in acque anche molto fredde e trattate con cloro o con ozono. La presenza di cisti è stata inoltre riportata negli Stati Uniti in alcuni crostacei (ostriche, vongole e cozze).
– Tramite trapianto di organi infetti contenenti cisti. L’infezione con Toxoplasma gondii può essere trasmessa anche tramite trapianto di organi da un donatore infetto a un ricevente sano. L’ organo a maggior rischio è il cuore (essendo il tessuto muscolare quello più facilmente infestato da cisti), al contrario di fegato, polmoni o reni.
– Tramite iniezione o trasfusione. Questa trasmissione, piuttosto rara, è teoricamente possibile se il donatore di sangue ha recentemente contratto la parassitosi e sono presenti forme parassitarie nel circolo ematico al momento del prelievo.
– Nella donna in gravidanza esiste la trasmissione trasplacentare del parassita. Una volta contratta l’infezione, sembra che i tachizoiti passino la barriera placentare e colonizzino i tessuti del feto in un 30% dei casi. La cosa che non molti sanno è che la probabilità di trasmissione del parassita dalla madre al feto aumenta con l’avanzare della gravidanza. All’inizio della gravidanza il passaggio di tachizoiti dalla placenta al feto è piuttosto rara: la placenta è una barriera naturale che protegge il feto da agenti patogeni esterni ed è più efficiente all’inizio della gestazione, consentendo un passaggio di parassiti in meno di un 10% dei casi di infezione contratta dalla madre nel primo trimestre. La placenta diventa però via via più permeabile con il trascorrere della gravidanza, consentendo il passaggio del Toxoplasma in un 30% dei casi nel secondo trimestre e in 60%-70% dei casi nel terzo trimestre. I danni però causati al feto sono inversamente proporzionali: più precocemente la madre contrae l’infezione e più severi sono i danni al bambino. Quando la trasmissione del parassita avviene nel primo trimestre della gravidanza l’aborto e le anomalie congenite a carico di sistema nervoso centrale (ritardo mentale e psicomotorio, epilessia, microcefalia, idrocefalia) e oculare sono frequenti. La contrazione della parassitosi nel secondo trimestre può generare danni di varia severità, e nel caso del terzo trimestre di gravidanza, sembra che l’80% dei neonati sia asintomatica.
Concludendo, la maggior parte delle volte l’essere umano si infetta con la Toxoplasmosi mangiando carni di animali (ospiti intermedi) poco cotte/crude o verdura e frutta crude non lavate accuratamente.
Meno probabilmente dai vostri amati gatti di casa!
Qualche consiglio, care future mamme, per tranquillizzarvi:
– Lavate sempre bene frutta e verdura cruda prima di mangiarla;
– Mangiate carni ben cotte ed evitate gli insaccati crudi;
– Evitate di bere acqua da sorgenti naturali durante le scampagnate e se andate in paesi dove le condizioni igieniche sono più scarse;
– Evitate di mangiare crostacei crudi;
– Lavatevi bene le mani dopo aver manipolato frutta, verdura e carne cruda;
– Lavate bene le mani dopo aver fatto giardinaggio, aver accarezzato gatti, soprattutto se randagi, e aver pulito la lettiera del vostro gatto;
– Pulite frequentemente la lettiera del vostro gatto nell’arco della giornata, sostituite la lettiera frequentemente e lavate con acqua bollente e sapone la cassetta igienica prima di riempirla nuovamente. La stessa paletta per rimuovere le feci andrebbe periodicamente lavata. Ricordatevi che le oocisti eliminate dalle feci del gatto diventano infettanti, e quindi pericolose, solo dopo 24 ore o addirittura 2-5 giorni dalla loro emissione in ambiente. Pertanto se vi dedicate alla pulizia della lettiera quotidianamente potete stare abbastanza serene, eventualmente indossate dei guanti in lattice monouso e, se proprio siete molto ansiose, fate pulire la lettiera al marito!
Urquhart G.M., Armour J., Duncan J.L., Dunn A.M., Jennings, F.W. (2006.) Parassitologia veterinaria. Ed. italiana a cura di C. Genchi. Casa Ed. UTET.
Robert-Gangneux F, Dardé ML. (2012). Epidemiology of and diagnostic strategies for toxoplasmosis. Clin Microbiol Rev., 25 (2): 264-96.
Image taken from Robert-Gangneux F., Dardé M.L. (2012).
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