Il gatto anziano
La vecchiaia è una malattia?
No, la vecchiaia non è una malattia.
L’invecchiamento non è altro che un generale rallentamento delle attività, è un processo lento, graduale e inesorabile che riguarda tutti i mammiferi, umani compresi.
Nel gatto durante l’invecchiamento si assiste a un declino delle funzioni sensoriali (es. vista, udito, olfatto), del sistema nervoso centrale, e a una riduzione delle funzioni psicomotorie.
Si possono osservare variazioni dei tratti della personalità dell’animale e modificazioni delle sue abilità cognitive.
L’invecchiamento è un processo naturale.
La relazione con un gatto anziano è molto particolare e diversa rispetto alla relazione con un gatto giovane. Chi ha avuto la fortuna di accompagnare il proprio animale nelle diverse fasi della sua vita fino all’età geriatrica, ha avuto modo di sperimentarlo.
Personalmente l’emozione che permea i ricordi della vecchiaia della mia gatta Naiki, vissuta fino a 19 anni, è una grande tenerezza, quasi un senso di sacrale rispetto. La vecchiaia è sacra e consentire ai nostri compagni animali di invecchiare con grazia è un nostro dovere e una nostra responsabilità.
Quando l’invecchiamento diventa patologico (come nel caso della disfunzione cognitiva del gatto anziano)?
L’invecchiamento diventa patologico quando osserviamo nel nostro animale una perdita dei comportamenti acquisiti, quando appaiono comportamenti anomali e stati confusionali, quando si aggiungono disturbi del sonno o vocalizzazioni eccessive, quando si assiste ad un’importante variazione dell’umore e/o ad una destabilizzazione emozionale (ad es. un gatto che diventa molto ansioso o piuttosto depresso), quando c’è un’alterazione dei processi cognitivi e della qualità della relazione con noi.
Ma attenzione!
Nei gatti anziani che modificano il loro comportamento o nei quali compaiano dei sintomi particolari, si deve sempre prendere in considerazione la possibilità che esista un’affezione medica sottostante.
Malattie renali od epatiche, disfunzioni o neoplasie di praticamente tutti gli apparati, declino sensoriale, disfunzioni endocrine e condizioni che portano ad un aumento del dolore o ad una riduzione della mobilità sono tutte cause in grado di determinare variazioni del comportamento del nostro gatto. Il dolore in particolare è un aspetto molto spesso sottovalutato.
I pazienti con dolore secondario ad artrite possono avere difficoltà a raggiungere le cassette igieniche o ad entrarvi (es. sponde della cassetta troppo alte) e di conseguenza possono eliminare feci e/o urine fuori dalla lettiera. Se un gatto anziano apprezza di essere portato in braccio dal proprietario, mentre prima non lo gradiva affatto, è importante assicurarsi che non soffra di dolori dovuti all’artrite che rendono difficoltosa la locomozione e lo spostamento da un luogo all’altro. Ancora, se il gatto smette di salire in alto per sonnecchiare su una sedia, dormire sul letto o osservare il mondo da sopra un mobile, cose che magari era solito fare, è possibile che scelga di limitare i suoi movimenti a causa di un dolore sottostante.
In caso di dubbio, non esitate a chiedere consiglio al vostro veterinario di fiducia affinché possa dare al vostro micio il giusto sollievo e aiuto di cui ha bisogno.
Nella foto Naiki nei suoi splendidi 18 anni.
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