Il gatto cade in piedi?
L’agilità del gatto è ben risaputa, e celebre la sua capacità di camminare sopra i davanzali delle finestre, i cornicioni delle case, le mensole delle nostre pareti, muovendosi agilmente e silenziosamente tra i nostri preziosi soprammobili senza (quasi) provocare danno.
Si dice poi che i gatti siano capaci di cadere in piedi da altezze inimmaginabili facendosi poco o per nulla male. Pensate che questa sua interessante abilità nel passato, in epoche buie come il Medioevo, contribuì ad accrescere la sua reputazione di essere demoniaco dotato di poteri soprannaturali. Nella citta di Ypres, in Belgio, era tradizione, infatti, gettare i gatti dalla torre di Cloth Hall, alta circa 70 metri. Questo terribile rituale risale al 962 d.C. e fu perpetuato fino purtroppo al 1817.
Ma è vero che il gatto è capace di cadere in piedi? E da cosa deriva questa sua abilità?!
Che il gatto non si faccia assolutamente male non è propriamente vero, ma la sua abilità di modificare la posizione “in volo” in modo da atterrare in piedi è ben studiata e conosciuta.
Lo si deve a un riflesso. Il cosiddetto “riflesso di raddrizzamento” che appare prestissimo nel gattino, tra il 21esimo e il 30esimo giorno di vita e si completa e perfeziona tra le 5 e le 7 settimane di vita. Si ritiene che sia un tipico adattamento di specie. Il gatto, essendo in natura un predatore solitario, durante l’attività di caccia può inseguire le sue prede sui rami degli alberi. Per evitare i danni causati dalla perdita di equilibrio e dall’impatto col suolo, il riflesso di aggiustamento permetterebbe all’animale di correggere la propria posizione e quindi di limitare le ferite durante una possibile caduta.
I gatti sordi possono sviluppare questo riflesso perché il loro apparato vestibolare raramente è difettoso. La vista però è fondamentale per perfezionare questo riflesso pertanto gatti nati ciechi potrebbero avere qualche difficoltà nel manifestarlo correttamente.
Cosa accade, nel dettaglio, quando il riflesso di raddrizzamento viene attivato?
Quando un gatto cade, il suo corpo comincia automaticamente a contorcersi. Dapprima la testa e la metà anteriore del corpo ruotano (di circa 90°) rispetto alla posizione di partenza, gli arti anteriori vengono tenuti vicino al corpo mentre gli arti posteriori e la coda sono tenuti lontano dal tronco. La parte anteriore del corpo del gatto viene dunque ruotata ulteriormente (180°) rispetto all’asse dell’animale. Tutto questo si deve a una grandissima flessibilità della colonna vertebrale del gatto!
Gli arti toracici vengono poi estesi e gli arti posteriori si mantengono invece ancora vicini al corpo anche se leggermente flessi. Poi la parte posteriore del corpo ruota per allinearsi finalmente con la parte anteriore del corpo. A questo punto, tutte e quattro le zampe sono pronte per atterrare e, poco prima che avvenga il contatto con il suolo, il gatto distende le zampe e inarca la schiena, in modo da attutire l’impatto quando tocca terra.
Riuscite ad immaginare che tutto questo si verifica in pochissime frazioni di secondo?! Al gatto bastano dai 0.125 ai 0.5 secondi per rigirarsi in aria. Poiché un gatto impiega circa 0.4 secondi ad atterrare da un’altezza di 1.5 metri, la maggior parte dei gatti è quindi capace di raddrizzarsi quando precipita da questa altezza.
L’abilità del gatto di assumere la giusta posizione prima di atterrare lo aiuta a sopravvivere a cadute da altezze elevate, ma le ferite che ne conseguono possono comunque essere gravi, se non addirittura mortali.
I fattori che influiscono sulla sopravvivenza del gatto a una caduta sono diversi: l’altezza innanzitutto, il tipo di terreno/superficie su cui cade, e la posizione iniziale di caduta.
Secondo uno studio scientifico sembra che il 90% dei gatti riesca a sopravvivere a cadute da altezze che vanno dai 6 metri fino addirittura a 105 metri, e il 60% di essi richiederebbe interventi veterinari moderati.
Quando la superficie di atterraggio è dura, il record di sopravvivenza è stato di 59 metri circa, di 66 metri se la superficie è più soffice (es. da cespugli o erba), di 92 metri se è più elastica (es. una tenda).
Per manifestare il riflesso di raddrizzamento, il gatto dovrebbe inoltre cadere in modo che i suoi arti siano approssimativamente sullo stesso piano orizzontale. Quando il gatto cade con la parte anteriore o con quella posteriore per prime (cioè di testa o di sedere), potrebbe non essere in grado di correggere la propria posizione.
Nonostante lo straordinario senso di equilibrio del gatto, le ferite riportate da una caduta sono frequenti e la gravità molto variabile. Di tutti gli eventi traumatici che possono accadere alla vita di un gatto, si stima che il 13.9% siano legati a cadute da balconi, finestre, tetti o cornicioni. Di questo 13.9%, dal 31% fino al 57% dei gatti riporta lesioni alla regione della testa, in genere la mandibola, dal 31% al 68% lesioni toraciche e dal 39% al 43% lesioni agli arti e al bacino.
Insomma, se è vero che il gatto ha 7 vite (o 9), meglio comunque se non se ne gioca nemmeno una! Balconi, terrazze, finestre e cornicioni possono essere messi in sicurezza, per consentire all’animale di continuare ad esplorare e godere dei benefici dell’esterno. Senza mettere a rischio la sua preziosissima vita.
Image from a chronophotography by Étienne-Jules Marey (1984).
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